Intolleranze alimentari – ruolo dello stress, la visione olistica

Circa il 30-40% della popolazione soffre di intolleranze alimentari.
Si diventa intolleranti poiché l’organismo non è in grado di riconoscere alimenti che considera sostanze estranee e quindi come antigeni, attivando il sistema immunitario, nel tentativo di respingerle e di eliminarle. Questo processo libera una grande quantità di mediatori di infiammazione e di anticorpi, in particolare immunoglobuline di tipo A.

Queste sostanze, accumulandosi nell’organismo, aumentano il lavoro di depurazione degli organi emuntori, fegato e reni, e indeboliscono la capacità di reazione alle infezioni e alle patologie in genere.
Gli alimenti non tollerati sono proprio quelli assunti più frequentemente, il ripetuto stimolo antigenico ad un certo punto supera un livello cosiddetto “soglia”.

Sintomi: disturbi intestinali (crampi, coliche, gonfiore, diarrea ecc.), affezioni respiratorie ( tracheiti, bronchiti, riniti ricorrenti, frequente muco nasale), mal di testa, otiti, acne, dermatiti ed eruzioni cutanee, alterazioni di peso, stanchezza cronica, insonnia, cistiti, vaginiti recidivanti e molti altri ancora.
Il problema è che tali sintomi difficilmente vengono collegati agli alimenti ingeriti, i quali continuano perciò ad essere introdotti, incrementando l’accumulo nell’organismo e creando a lungo andare il presupposto per conseguenze più gravi.

PERCHÉ SI DIVENTA INTOLLERANTI
Gli alimenti introdotti nella bocca con la masticazione e la miscelazione con la saliva (con gli enzimi digestivi che essa contiene) innescano la prima fondamentale scomposizione degli alimenti, proseguita poi dallo stomaco, con la secrezione di acido e pepsina. La vera e propria digestione ha luogo nell’ intestino tenue, dove il pancreas riversa gli enzimi, secreti in risposta al cibo introdotto, e dove la flora batterica coopera per scomporre tutti i polimeri alimentari in monomeri riconoscibili dall’ organismo. Se questo processo non viene fatto in modo adeguato al processo digestivo, nell’intestino rimangono dei pezzi di cibo, non completamente digeriti, che l’organismo dovrebbe eliminare. La mucosa intestinale dovrebbe funzionare da barriera filtrante selettiva, contemporaneamente deputata ad assorbire le sostanze nutritive e a respingere gli antigeni. Concorrono a tale fondamentale funzione le cellule della mucosa, che sono adese le une alle altre e unite dalle “giunzioni serrate”. Solo ciò che viene riconosciuto dai sistemi di trasporto cellulare può passare, tutto il resto dovrebbe venire respinto dalle giunzioni serrate ed essere eliminato con le feci. Tuttavia, un errato stile di vita e una alimentazione scorretta alterano nel tempo l’integrità della mucosa intestinale facendo venir meno la sua capacità di barriera selettiva; le giunzioni tra le cellule si rompono lasciando libero il passaggio a particelle di cibo non completamente digerite, a tossine, a patogeni. Si verifica una compromissione della flora batterica residente ed una alterazione della struttura della mucosa.
Già nell’ infanzia, un mancato o troppo breve allattamento al seno, o errori nel corso dello svezzamento, bastano per formare un “terreno” fragile. La flora batterica intestinale si altera inoltre per abuso di farmaci, stile di vita alimentare errato e ricco di additivi chimici, pesticidi e metalli pesanti, stress, candidosi sistemica, ecc. Se la barriera è alterata, la penetrazione di antigeni alimentari innesca l’attivazione del sistema immunitario che ha sede nella mucosa che è in collegamento, in un grande circuito immunitario, con i vari distretti del corpo; l’accumulo e la risposta infiammatoria si estendono perciò a tutto l’organismo.

APPROCCIO PER IL TRATTAMENTO DELLE INTOLLERANZE ALIMENTARI
1) Ripristinare l’integrità della mucosa
2) Ricostituire la flora batteria intestinale fisiologica
3) Favorire il drenaggio delle tossine e migliorare la funzionalità degli organi

Ma le intolleranze alimentari hanno anche un corrispettivo energetico correlato al loro proprio mondo interiore.

Anche se tutti respiriamo, beviamo e mangiamo ci sono differenze tra la moltitudine e il singolo. E’ importante, per le fasi di accrescimento fisico ed emotivo, valutare la vita dal primo al ventottesimo anno.
– Nei primi sette anni si formano e si affinano tutte le cellule che costituiscono la parte fisica
– Tra i 7 e i 14 anni il bambino comincia a relazionarsi con l’ambiente esterno svolgendo le sue attività.
– Nel terzo settennio l’adolescente prende coscienza dell’altro sesso, s’innamora. Innamorandosi cerca dei modelli esterni che possano aiutarlo ed indirizzarlo verso le sue scelte future.
– Dai 21-28 anni la persona si prepara ai suoi futuri compiti ed ha le sue idee.

Se tutte queste fasi non sono state vissute in modo adeguato ma hanno fatto si che si sia verificata una forma di stress è più facile che si verifichino le intolleranze alimentari. Così come è più probabile che le donne divengono intolleranti a certi alimenti e magari sviluppano anche una forma di Candida Albicans dopo un divorzio, una interruzione di gravidanza etc. Così anche i bambini che soffrono di intolleranze alimentari hanno vissuto situazioni famigliari difficili.

Lo studio del vissuto di una persona deve essere preso in considerazione nel trattamento delle intolleranze alimentari.

Di seguito la visione olistica delle intolleranze alimentari:
Ingerire alimenti privi di vita, coltivati fuori stagione, con metodiche errate e carichi di veleni, respirare aria inquinata e bere acqua tossica e priva di energia, creano il terreno fertile affinchè un ulteriore stress, per esempio di tipo emotivo, possa essere la goccia che fa traboccare il vaso.
Nel trattamento che riguarda il corpo fisico deve essere unitamente intrapreso un percorso di conoscenza di sé stessi e di risoluzione dei traumi. Solo così si potrà giungere a guarigione. In caso contrario si svilupperanno intolleranze ad un numero crescente di alimenti ma anche a situazioni stressogene.